Il G7 deve ridurre del 58% i gas serra al 2030 per rispettare l’Accordo di Parigi
Secondo un report del think tank Climate Analytics, nessun paese tra quelli più industrializzati è in linea con i target di riduzione delle emissioni per limitare il riscaldamento globale.
I paesi del G7 dovrebbero ridurre la loro quota di gas serra del 58% rispetto al 2019 per essere in linea con gli Accordi di Parigi sul clima e limitare il riscaldamento globale.
È quanto emerge da un report del think tank Climate Analytics. Nonostante lo storico accordo per il phase out dal carbone entro il 2035 approvato all'ultimo summit sotto la presidenza italiana a Torino, nessuno dei Paesi membri – Italia, Stati Uniti, Germania, Giappone, Francia, Regno Unito e Canada – è in linea con i target di riduzione delle emissioni.
Infatti, stando al rapporto, con le politiche attuali, il G7 arriverebbe solo a una riduzione del 19-33% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2019, vale a dire la metà di quanto è necessario per contenere il riscaldamento globale a 1,5 gradi.
Secondo i ricercatori, è necessario aumentare gli impegni per la transizione ecologica e rendere più ambiziosi i target al 2030, che al momento prevedono un calo del 40-42%.
Un obiettivo di riduzione del 58% dei gas serra globali nel prossimo decennio, come quello proposto dal think tank, permetterebbe di limare di circa il 10% il divario di emissioni tra i Paesi più e meno abbienti e di stabilire target ancora più significativi dal 2035 in poi, cioè una riduzione del 75% della Co2 prodotta, in linea con l'Accordo di Parigi.
I paesi del G7 rappresentano il 38% dell’economia globale e sono responsabili del 21% delle emissioni totali di gas serra, in base ai dati del 2021.
A cura de Il Sole 24 Ore
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