Nel 2023 battuta d'arresto per il comparto immobiliare non residenziale
Secondo l’Agenzia delle Entrate, lo scorso anno si è interrotta la crescita che, dal 2014, accompagnava il settore immobiliare non residenziale in Italia, con l’unica eccezione del calo delle compravendite registrato nel 2020, anno della pandemia.
Lo scorso anno la crescita del settore immobiliare non residenziale in Italia si è interrotta. L’andamento era positivo dal 2014, con l’unica eccezione del calo delle compravendite registrato nel 2020, dovuto agli effetti della pandemia sulla vita sociale ed economica del paese.
Lo evidenzia il "Rapporto immobiliare 2024. Immobili a destinazione terziaria, commerciale e produttiva", realizzato dall’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate con la collaborazione di Assilea.
Nel 2023, si è assistito a un andamento eterogeneo delle categorie degli immobili non residenziali. In particolare, il segmento dei negozi ha mostrato una crescita significativa: oltre 40mila le unità scambiate lo scorso anno, circa 1.800 in più rispetto al 2022 (+4,5%).
In calo, invece, le compravendite di uffici (-1%) e di immobili produttivi (-3,8%).
Per quanto riguarda il leasing, a fine 2023, il 9,7% delle imprese italiane aveva un contratto di leasing in essere mentre nel corso dello stesso anno sono stati stipulati 2.713 contratti per un valore di 2,8 miliardi di euro.
Dopo il rallentamento osservato nel 2022 (-3,4%) il 2023 si è chiuso con uno +0,5% in termini di valore dei nuovi contratti, a fronte di una contrazione del numero di operazioni rispetto all’anno precedente (-13,8%). Se si fa focus sul “nuovo stipulato”, emerge la prevalenza degli immobili industriali - sia in valore sia in numero contratti - seguiti da quelli commerciali.
A cura de Il Sole 24 Ore
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